Questa sono io

Cari amici,  sono qui da poco. Mi piace leggervi,  mi piace questo nostro spazio libero e magico.  Mi piace condividere con voi i miei pensieri,  i miei racconti,  le mie cretinate.  Non ho mai avuto un blog,  forse per manifesta incapacità tecnologica,  forse perchè non ne avevo intuito il potenziale umano.  Perchè qui,  fra noi,  ci incrociamo fra anime che sentono un po’ di più.  Fra anime che hanno qualcosa da dire,  da raccontare.  Che vogliono ascoltare,  scoprire,  confrontarsi.  Questo,  senza dubbio,  ci accomuna tutti.  

Voglio dedicarvi un sorriso.  Sono scapigliata e un po’ disordinata ma è così che sono io.  

Esemplari di bipedi e come riconoscerli 

Ciclo Alta Tensione: 50 Sfumature di Minchia (V.M. 18). – http://wp.me/p8gJ4r-5e allora ragazzi avevo già condiviso il genio assoluto di Adriano.  Lui è un concentrato di ironia,  sagacia,  intelligenza.  

Oggi,  col suo post,  ci propone un fantastico esemplare di bipede maschio.  

Tutti ne abbiamo incrociato uno nel nostro percorso.  Al bar,  a lavoro,  sul web.  

Questo particolare esemplare di bipede è più diffuso più di quanto si possa pensare,  è tra di noi,  anche quando non ce ne accorgiamo.  

Ma bando agli indugi,  non c’è bisogno di altre parole.  Il post è fantastico così.  

Muro d’amore 

​E litighiamo.  Non fa nulla.  

– sei una merda! 

– sei una stronza! 

E giriamo attorno a questo cosa che non ha senso.  

Offendiamoci,  imbronciamoci,  urliamo e tiriamo su muri.  

Uno contro l’altro,  per una cosa che non ha senso.  

Per una parola sbagliata,  per un’interazione male interpretata.  

Ma si,  litighiamo,  fammi vedere quanto puoi essere fastidioso e irritante.  

Basta che dopo,  o anche durante,  sopra quel muro ci facciamo l’amore.  

Fino a romperlo,  fino a romperci.

Annina Botta 

Mai mio,  mai noi.  

​Che forse non mi importa se sei mio. 

Che forse c’ho pensato e tutte ste certezze e ste conferme non mi servono. 

Che mi stanno bene i pezzi,  i frammenti. 

Che mi cibo di scie e sguardi. 

Che non voglio promesse,  non voglio vincoli,  non voglio prigioni. 

Che ti posso dividere con una,  cento,  mille.  

Che posso farlo se so che poi torni da me. 

Che posso farlo se poi so che come guardi me non ce n’è per nessuna. 

Che posso farcela anche se mi dai solo fogli accartocciati.  

Non ti preoccupare,  ci facciamo gli origami.  

Che c’ho provato ma sono rimasta incastrata,  lì nei tuoi occhi. 

C’ho provato a cercare altre labbra,  altre mani ma tu dentro rimbombavi. 

Che voglio essere tua,  solo questo.  

Non pretendo tu sia mio.  

Non pretendo un noi.  

Io tua però. 

Si,  quello si.

Annina Botta 

Di gatti,  bomboniere e altre storie 

Noi donne sappiamo bene quanto un uomo possa essere stronzo.  Insomma a tutte è capitato di trovarne almeno uno.  Soprattutto quando non c’erano i social e non si poteva controllare tutto,  capitava che spuntasse dal nulla la fidanzata/compagna/moglie di turno.  Cose tipo “ops,  scusa,  mi ero dimenticato questo piccolo dettaglio”.  Ricordo ancora di quando a una cara amica un tizio,  che si era dimenticato il particolare moglie e figli,  disse che avrebbe divorziato.  Poverino,  avvenne la tragedia,  le pratiche erano pronte,  solo da firmare,  ma il fato nefasto aveva deciso di porlo davanti a una scelta obbligata.  Era morto il gatto.  Ebbene si,  oddio non che non sia triste,  io sono una gattara,  ma annullare un divorzio per riprendersi dal lutto mi sembra un cicinin esagerato.  Questa e altre esilaranti storie ci hanno legittimate,  nel tempo,  a considerare stronzi la maggior parte degli uomini.  E noi? Noi dove ci mettiamo? Perché ragazze,  siamo sincere,  forse ci arrampichiamo meno sugli specchi,  forse abbiamo meno inventiva,  ma alzi la mano chi non è mai stata ai limiti della psicopatia almeno una volta. Chiamate anonime,  messaggi a raffica,  gelosia anche per la prima fidanzatina dell’asilo.  Ho visto coi miei occhi una ragazza slogare il polso al fidanzato perché, secondo lei, in un locale lui aveva osato poggiare lo sguardo su un’altra. Sono stata la prima a stare ore nei pressi di un locale solo per vedere se arrivava lui,  e in caso,  intercettarlo fingendo stupore.  Cose che non rifarei mai,  ero giovane e probabilmente un po’ mentecatta.  Il punto è che gli stereotipi uomo=stronzo donna= psicopatica non hanno senso.  Siamo stati tutti lo “stronzo” di qualcuno,  pure non volendo.  Siamo stati tutti assurdi per qualcuno, come la mia conoscente che per fare ingelosire l’ex si fece stampare le partecipazioni di nozze false,  con un uomo che non esisteva,  e fece fare pure le bomboniere.  Ma di questa storia e altre ne parlerò un’altra volta,  meritano un post tutto loro.  

Annina Botta 

Il valzer dell’orango 

​Mi viene in mente che da bambina ero proprio cazzuta.  Cioè no,  ero la classica sfigata,  ma con stile ecco.  

Ero quella bruttina,  magrolina,  pallidina,  col monociglio,  a volte secchiona a volte asina. Dipendeva da varie ed eventuali.  Mentre le mie amiche,  alle medie,  davano i primi baci,  i maschi mi chiamavano “orango tango in libertà”.  Eh,  sono mediterranea,  e a undici anni non te la fai la ceretta.  Zero tette,  sempre in tuta,  impedita in ginnastica e ricoperta di pelo.  Si insomma,  non il massimo.  Eppure non lo ricordo male quel periodo,  ero amica di tutti,  specialmente di quelli che mi davano dell’orango.  La prendevo a ridere,  mi divertivo a inseguirli,  a fingere di offendermi.  Per questo dico sfigata con stile.  Perchè avevo tutte le carte in regola della sfigata ma lo stile di essere autoironica e riderci su per prima.  All’epoca non ci pensavo,  mi veniva naturale,  ora invece credo che sia quel quid in più che tante volte nella vita mi ha fatto da cuscino.  Un po’ di sana autoironia.  Il non essermi mai presa troppo sul serio.  L’aver sempre pesato le parole,  positive e negative,  che mi vengono rivolte.  Perchè può esserci più affetto in un “orango”  che in un “sei bellissima”.  E questo,  evidentemente,  l’ho capito fin da piccola. 

Annina Botta 

Come sempre.  

​E se un giorno,  come sempre,  rinchiusi in questa gabbia come uccelli inadatti al volo,  aggrappati alla rete,  succhiassimo vita come acqua da un dispenser scadente? 

E se un giorno,  come sempre,  troppo ottusi e ostili,  troppo orgogliosi e infantili,  continuassimo ad avercela per qualcosa di cui ormai ignoriamo addirittura l’origine? 

E se un giorno,  come sempre,  io aspettassi te e tu me,  fermi immobili su posizioni stanche e comode? 

E se un giorno,  come mai,  facessi un passo verso te,  che faresti? Mi vorresti forse incontro? 

Forse il mondo franerebbe,  la luna cadrebbe,  il sole si spegnerebbe.  

O forse,  più semplicemente,  il fango,  la palude,  lo schifo,  tutto guarirebbe. 

Annina Botta 

La differenza 

​Non ho bisogno di amarti,  io voglio amarti.  

Non ho bisogno dei tuoi baci,  io voglio i tuoi baci.  

Non ho bisogno di stare con te,  voglio stare con te.  

Capisci la differenza? 

Non è necessità,  la mia è volontà.  

Posso scegliere di stare con te o piuttosto con nessun altro.  

Posso comunque vivere,  non mi mancherai come l’aria,  non dirò che mi sento annegare.  

Dirò che voglio te vicino a me finché imparo a nuotare.  

Non dirò che tu sei l’inizio e la fine del mio mondo.  

Piuttosto ti dirò che voglio tu sia parte di esso.  

E ora,  dimmi,  hai capito la differenza? 

Annina Botta 

Mozziconi 

​Potevamo essere bellezza. 

Se esistesse un Dio,  ti assicuro,  ci avrebbe invidiati con spudoratezza.  

Sarebbe stata una salvezza,  io e te Uniti da una carezza.  

Che ci resta? Neanche una pezza,  solo una bozza.  

Anime monche e fiacche.  

Restano ciance vigliacche,  un due di picche,  un sacco di cicche e parole ciucche.

Annina Botta