La panchina 

​Quante volte seduti su una panchina a gambe strette contro il petto e la testa fra le mani ci isolavamo.  D’inverno,  con la neve tutt’intorno a rimandarci bagliori di candore primordiale. 

Quante volte su una panchina a leggere in estate,  rilassati e speranzosi.  Col sole che batteva in testa e nelle vene.  

Quante volte su una panchina in primavera,  con quella persona speciale,  a parlare un po’ di tutto,  a scherzare,  ad aspettare un bacio che germogliasse come un fiore di pesco sulle labbra. 

Quante volte su una panchina in autunno,  con le cuffiette ad ascoltare in loop una canzone mentre si schiacciano le foglie secche sotto i piedi.  

E per ogni stagione,  per ogni stato d’animo c’è sempre una panchina.  

Da condividere o dove fuggire.  

Anche quando a denti stretti non sai più dove sbattere la testa.  

Anche quando non sai che fare e non vedi sbocchi.  

Anche quando pensi che un dolore non passerà mai. 

Anche quando quel dolore sarà oblio.  

Anche quando sorriderai.  

Ci potrai tornare sempre.  

Non importa dove,  come,  quando.  

Non preoccuparti,  ci arriverai,  magari stremato,  in ginocchio.  

Un sopravvissuto.  

E uscirne fuori con la voglia di non mollare è la più grande conquista di un uomo.  Perchè qua non si molla.  

Qua non si molla un cazzo.

Annina Botta 

65 pensieri su “La panchina 

  1. Mi ricordo quella panchina del parco vicino all’ufficio dove andavo a sedermi mani nei capelli prima dell’orario di lavoro per cercare un po’ di rifugio da tutto e tutti.
    Smisi quando una mia collega mi disse d’avermi visto lì, doveva essere un momento mio, senza intrusi.

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      1. Grazie, anche se per raggiunti limiti di età e di voglia di rimettersi in gioco l’ultima ipotesi la scarto.

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      1. troverò la mia panchina bagnato dal vento magari nel Jardin de louxembourg a Parigi dove a 17 anni mi sedevo a leggere Jlya Eremburgh…e tutto era attutito, tutto doveva ancora accadere comprese le mille infamie del mio dolore… Mi hai fatto immettere in un turbinio di ricordi di una bellezza straziante… che bella creatura che sei

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      2. Quanto tenera calda partecipazione, Annina…un soffio di calore umano che val un abbraccio forte forte…amica mia sconosciuta (come tuttavia ti conoscessi da sempre) t’è venuto così spontaneo dirmi cose tenere che l’impatto su di me è stato di un conforto inaudito…potremo incontrarci su quell panchina o no…stanotte, per un attimo ci siamo seduti uno affianco all’altra…grazie. ❤

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  2. Qui ci sarebbe il tanto da scrivere un libro intitolato “Io e la mia panchina” 🙂

    Io e le panchine dove mi ci sono seduto ne abbiamo tante di cose… Quando viaggio, quando guardo il mare, quando c’è una festa o si vuole rimanere un po’ da soli. Ognuna di esse racconta tante storie, ma in fondo il denominatore che le accomuna tutte è proprio la speranza di qualcosa, proprio come hai descritto tu con queste splendide parole.

    E per quanto difficili siano certi momenti, la forza che possiamo trovare dentro di noi può far smuovere letteralmente le montagne per farci andare avanti. Anche se a volte un rullo compressore può essere di aiuto 😉

    Un tenero abbraccio.

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  3. Deliziosa , davvero , e talmente condivisibile! Ti vien da dire , ma lei sa tutto della mia vita…..
    Stilisticamente parlando , mi e’ piaciuta quella frase finale che suona come una frustata …
    E no che non si molla

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  4. bellissima annina! ho iniziato a seguirti in questo periodo che non posso essere molto presente qui su wp… appena mi spiccio torno…
    pero che bella questa cosa che hai scritto… ognuno conserva con se quella panchina… e poi… qui non si molla un cazzo! wow!

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  5. Ieri son passata davanti la villa comunale del mio paese, dove prima appunto ci stavano i ragazzini innamorati, a inciuciare. Ora ci bivaccano gli extracomunitari di pomeriggio e le badanti di mattina. Che cambiamento!

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